“London Calling: British Contemporary Art Now”
Servizio a cura di Roberta Gulotta
Apre le porte al pubblico per la prima volta in Italia oggi 17 marzo al 17 luglio 2022, presso Palazzo Cipolla a Roma, la mostra “London Calling: British Contemporary Art Now”.
Dopo lo straordinario successo di pubblico e critica ottenuto dalla mostra “Re-coding” di Quayola, uno tra i più importanti esponenti della media-art di matrice computazionale, non a caso formatosi ed affermatosi nella intensa e superlativa Londra che lo ha praticamente adottato, nuovamente Palazzo Cipolla apre le sue prestigiose sale per una affascinante rassegna d'arte in cui si respira aria di internazionalità e modernità. Prospettive innovative attraverso forme e colori di un gruppo di artisti viventi fra i più particolari ed interessanti del panorama internazionale, per cui la capitale londinese è stata fonte di ispirazione, vedendoli formarsi artisticamente negli ultimi decenni e per cui l'influenza esercitata è stata fondamentale, perché vi sono nati, oppure perché vi si sono recati durante la propria formazione, o magari trasferiti in un secondo momento in modo da essere vicini alle grandi gallerie e musei, quando non semplicemente per andare alla ricerca di nuovi orizzonti creativi.
Nomi che hanno contribuito a collocare Londra nell’Olimpo delle avanguardie artistiche, così come lo erano state in precedenza Firenze nel Rinascimento, Parigi con l'Impressionismo o New York nella seconda metà del XX secolo.
I 13 artisti appartenenti a diverse generazioni e nati nell'arco di cinque decenni, tra il 1937 e il 1978 sono: David Hockney, Michael Craig-Martin, Sean Scully, Tony Cragg, Anish Kapoor, Julian Opie, Grayson Perry, Yinka Shonibare, Jake e Dinos Chapman, Damien Hirst, Mat Collishaw, Annie Morris e Idris Khan. Alcuni di loro, anche se attualmente non vivono nella capitale londinese, hanno ricevuto comunque una particolare influenza nel loro percorso artistico, ispirati per le loro opere, formando così il loro modo di vedere, cruciale per il loro successo.
I curatori nella scelta e nella selezione degli artisti, hanno voluto anche ampliare la selezione includendo dei giovani che oggi sono considerati di tendenza, ad esempio Idris Khan che viene da Birmingham ma in realtà ritiene che la svolta per la sua carriera sia avvenuta proprio a Londra. Gli influssi ricevuti dalla città li ritroviamo nella sua arte dal momento in cui ha iniziato a produrla. Secondo questi parametri in effetti la lista degli artisti si presentava lunghissima per fare una selezione e si è dovuto restringerla per dare forma all'evento, si è pensato alla varietà, ai mezzi alle idee e alla qualità, intesa anche come materiale usato, basti pensare che a Londra vi sono circa 20.000 artisti che con l'arte si guadagnano da vivere e qui ne vediamo rappresentati solo 13 è stata fatta una particolare selezione soggettiva, cercando di scegliere le opere più rappresentative del panorama artistico contemporaneo.
Il Prof. Emmanuele F.M. Emanuele ricorda che già dagli anni Sessanta Londra si è trovata in piena trasformazione economica e sociale preparandosi a diventare una delle capitali indiscusse dell'arte contemporanea. Per la mostra di Palazzo Cipolla, si è scelto di esporre opere di produzioni per lo più recenti con l'eccezione di qualche pezzo iconico come il Glen Matlock di Hirst del 1997 e il vaso in ceramica di Grayson Perry del 1995.
Il percorso di mostra conduce il visitatore lungo un viaggio ideale in grado di condensare, in pratica, in poco più di una trentina di opere, la storia dell’arte contemporanea europea e occidentale, sia dal punto di vista delle sperimentazioni stilistiche che da quello delle ricerche di tipo concettuale. Di sala in sala, si avvicendano dipinti, sculture, installazioni, arazzi, e si spazia attraverso tutti i materiali possibili, dal vetro al tessuto, dall’acciaio all’alabastro, imbattendosi anche in una borsetta da donna in edizione limitata ed un vaso tradizionale cinese decorato (entrambi di Grayson Perry). Degne di particolare nota sono le opere di David Hockney – indubbiamente uno dei più importanti artisti del XX° e XXI° secolo – realizzati sull’I-Pad e l’I-Phone, e poi stampati in grandi dimensioni per esaltarne il tratto e le tinte; le sculture di Anish Kapoor, che rivelano un utilizzo raffinato ed ingegnoso dei materiali, plasmati per creare luoghi immaginifici ad alta carica emotiva, quali ad esempio Magenta Apple Mix 2, catalizzatore di suoni e riflessi connotato da un conturbante colore rosso sangue; ancora, l’iperrealistico giubbotto esplosivo da terrorista fuso in bronzo dei fratelli Jake & Dinos Chapman, che si colloca nel solco della loro ricerca improntata alla denuncia dell’ipocrisia collettiva e della spettacolarizzazione morbosa che spesso accompagnano la morte e la violenza. Della mortalità e della fragilità del corpo umano si occupa anche Damien Hirst, forse il più “divo” degli artisti in mostra, il quale alla rappresentazione dello studio medico affollato di farmaci e oggetti di uso sanitario affianca lo Spot Painting (da una delle sue serie più riconoscibili), che egli stesso ha definito essere caratterizzato da «un approccio scientifico nei confronti della pittura simile a quello delle società farmaceutiche verso la vita».
Non mancano inoltre le opere ispirate alla più stretta attualità, come quelle che evocano la pandemia da Covid-19: i due Interior di Michael Craig-Martin (2021), ad esempio, che sono quasi un diario a disegni della quotidianità dell’ultimo anno, dove spunta un oggetto divenuto molto familiare quale la siringa; oppure, il quadrato nero dipinto sulla serie di strisce blu di Sean Scully (2020), che vuole simboleggiare la cupa interruzione del flusso normale della nostra esistenza causata dal dilagare del virus. In conclusione, la mostra “London Calling” si inserisce perfettamente nel solco dell’ormai più che ventennale programmazione dello spazio espositivo di Palazzo Cipolla, che la Fondazione, su preciso impulso ha fin dal principio rivolto ad indagare le tendenze e le manifestazioni più significative dell’arte in tutte le sue forme, partendo dal doveroso approfondimento delle epoche che hanno plasmato l’identità italiana (il Quattrocento, il Barocco) e dalla ricerca sulle culture dei mondi lontani (la Cina imperiale, il Giappone, l’India, la Russia sovietica, gli Stati Uniti), per approdare alle testimonianze più importanti e attuali dell’arte contemporanea nazionale ed internazionale, intercettandone i protagonisti indiscussi e le istanze più innovative e prospettiche (ad esempio, in passato, Rockwell, Hopper, Banksy), come nel caso del maestro del digitale Quayola e di questo gruppo di artisti di eccellenza che portano a Roma l’avanguardia più significativa dello scenario creativo londinese e mondiale.
Il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele accompagnato dai curatori Maya Binkin e Javier Molins oggi 16 marzo 2022 ha aperto la PREVIEW STAMPA della mostra, ringraziando i presenti per essere intervenuti e raccontando che in 28 anni, le fondazioni da lui presiedute, hanno portato avanti il convincimento più profondo che l'arte non ha tempo e pertanto le partizioni che gli esperti continuano a voler fare, tra l'arte classica, neoclassica, futurismo, astrattismo e tutte le altre esperienze che il genere umano ha prodotto, sono la continuità di un sentimento che alberga nell'animo dell'artista nel cuore e nella mente e fa si che non ci sia differenza tra l'immagine ed i disegni dei nostri progenitori del paleolitico e per esempio l'iniziativa realizzata a Tor marancia con i murales di “Big City Life”, uno fra i più importanti progetti di riqualificazione urbana, sociale e culturale realizzato in Italia, (il progetto straordinario di “museo all’aperto” sostenuto economicamente dal mecenatismo della Fondazione Roma, di cui è presidente proprio il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele), diventando uno dei luoghi più frequentati dal turismo straniero e non. Non c'è quindi una fine nell'animo umano e nella mente dell'artista e questa ne è la testimonianza. Il Prof. Emmanuele ha raccontato di aver cominciato con l'arte del '400 per proseguire con Roma una strada di duemila anni, arrivando a voler interagire con il mondo che ci circonda e portare artisti sconosciuti internazionali alla ribalta, facendo capire che il territorio produce le sensibilità delle persone che lo abitano, divenendo così arte universale. Una visione, universalista osmotica, talvolta però non incontra il favore del mondo della comunicazione, perchè si continua ad avere una visione particolare e non universale. Ancora una volta però, si è creduto in un nuovo progetto quale “London Calling: British Contemporary Art Now” , che dimostra la capacita di pervasione, comunicativa e sentimento delle opere esposte. La mostra è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, ed è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, i curatori sono Maya Binkin e Javier Molins. Ideata dalle collezioni/studi personali degli artisti, la mostra è supportata da gallerie e collezioni internazionali come Gagosian Gallery, Goodman Gallery, Galerie Lelong, Lisson Gallery, Modern Forms, Victoria Miró Gallery, Galerie Thaddaeus Ropac, Sean Kelly Gallery, New York, Tim Taylor Gallery, London, Tucci Russo Studio per l'Arte Contemporanea.
Nelle foto dall’alto:
I curatori della mostra Maya Binkin e Javier Molins;
Il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele con la figlia;
Roberta Gulotta con il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele
(Foto di Roberta Gulotta)