LA GRANDE ARTE DI FERNANDO BOTERO A ROMA
17 settembre 2024 – 19 gennaio 2025 - Palazzo Bonaparte, Roma
Con la prima e più completa mostra di pittura mai realizzata in Italia a un anno dalla sua scomparsa, Palazzo Bonaparte a Roma vuole rendere omaggio a uno degli artisti più amati dal grande pubblico internazionale, Fernando Botero.
Autore di opere iconiche e nell’immaginario di tutti, Botero, nato in Colombia nel 1932, inizia a dipingere da giovanissimo, quando lascia la scuola per matador per diventare un artista, ma si impone sulla scena artistica internazionale a partire dal 1961, quando il Museum of Modern Art di New York decide di acquistare il suo Monna Lisa all’età di dodici anni (1959), momento in cui comincia un tour di successo in giro per il mondo e la sua fama cresce in modo esponenziale.
Cristina Carrillo De Albornoz, Alessandra Taccone, il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Iole Siena, Lina Botero, Fernando Botero, Juan Carlos Botero.
Le forme monumentali dei suoi soggetti e le fisicità corpulente sono da sempre il suo marchio iconico, ciò che ha reso il suo stile unico e immediatamente risconoscibile: Botero rappresenta sulle sue tele l’opulenza delle forme, il volume insieme all'uso iperespressivo del colore, quell’abbondanza che è anche positività, ricchezza e vita.
La mostra, che racconta oltre 60 anni di carriera artistica, è curata da Lina Botero, figlia dell’artista, e Cristina Carrillo de Albornoz, grande esperta della sua opera.
Iole Siena ed il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele
Oltre 120 opere tra dipinti, acquerelli, sanguigne, carboncini, sculture e alcuni straordinari inediti, prestati eccezionalmente solo per questa mostra, saranno esposte nelle prestigiose sale di Palazzo Bonaparte.
Opere di grandi dimensioni che rappresentano la sontuosa rotondità dello stile di Botero, restituito con effetti tridimensionali e colori accesi e vibranti. Un universo inventato e poetico completamente nuovo, che affonda le radici nella sua Colombia.
La mostra, che esplora anche la straordinaria relazione tra Botero e l’Italia, si apre con un’opera importantissima e mai esposta prima: Omaggio a Mantegna (1958), prestito straordinario proveniente da una collezione privata degli Stati Uniti e che, dopo decenni, è stato recentemente scoperto da Lina Botero tramite Christie’s.
Affascinato da uno dei capolavori del Rinascimento, la “Camera degli sposi” di Mantegna nel Palazzo di Mantova, Botero decise di rendere omaggio al maestro italiano dopo il suo viaggio in Italia e scelse l'affresco della parete nord, la scena della corte dei Gonzaga in cui Ludovico è raffigurato seduto mentre riceve una lettera dal suo segretario, Marsilio Andreasi. Intorno a lui ci sono i suoi parenti: una scena che Botero trasformò in un'opera tutta sua, in cui esaltò la monumentalità e il colore eccezionale, vincendo con questo quadro il primo premio al Salone Nazionale di Pittura della Colombia nel 1958.
Non mancheranno le versioni di capolavori della storia dell’arte, come la “Fornarina” di Raffaello, il celebre dittico dei Montefeltro di Piero della Francesca, i ritratti borghesi di Rubens e “Ritratto dei coniugi Arnolfini” di Van Eyck fino ad arrivare alle ultime opere che Botero realizzò nel 2023 come il grande acquerello dell'Odalisca.
La nostra Roberta Gulotta con un'illustre ospite: la giornalista Ester Ippolito, Direttore di ballareviaggiando.it
Altra opera fondamentale ed inedita e mai esposta al pubblico - perchè da sempre appesa nello studio parigino di Botero - è una versione dell’infanta da “Las Meninas” di Velázquez, pittore che Botero copiò durante il suo apprendistato al Prado da giovane studente. Nel corso della sua vita Botero realizzerà numerose versioni dell’opera, in particolare quella dell'Infanta Margarita d'Austria. Mantenendo la stessa aura di grandezza e maestosità, la Menina di Botero è più di una semplice versione, è un'opera nuova, un Botero autentico.
Immancabili le sue iconiche serie coi temi classici e a lui più cari come l’amata America Latina, il circo, la religione, la mitologia, la natura morta e la corrida, quest’ultima forse il tema più interessante perché interpretato attraverso il filtro della tradizione ispanica molto sentita nell’arte, da Goya a Picasso.
Una sala è dedicata, infine, alla più recente sperimentazione del maestro che, dal 2019, dipinse con una nuova tecnica degli acquerelli su tela e in grandi formati: opere quasi diafane, sintesi dell’opera di una vita, frutto di un approccio delicato ai temi familiari di sempre.
“Questa è una mostra eccezionale perchè è la prima grande esposizione di pitture dedicata a Fernando Botero dopo la sua morte. È anche una visione diversa del suo lavoro, che mette in evidenza la maestria con cui Botero ha lavorato con tecniche diverse nel corso della sua carriera artistica”, afferma Lina Botero, che conclude: “È un’occasione straordinaria per celebrare il primo anniversario della morte di mio padre in Italia, un Paese che ha significato molto per lui e per il suo lavoro”.
Cristina Carrillo de Albornoz aggiunge: “In Italia, a 20 anni, quando si confrontò con i capolavori del Rinascimento italiano, in particolare Piero della Francesca, Paolo Uccello e Masaccio, con forme massicce e colori straordinari, avvenne la sua "metamorfosi". Botero si è sempre interessato al volume, fin dai suoi inizi, in modo inconsapevole, ma ha capito la sua trascendenza nell’arte studiando i maestri del Quattrocento italiano".
Col patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lazio e del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Fernando Botero Foundation e in partnership con la Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale e Poema.
Commenta la Prof.ssa Alessandra Taccone, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: “Sono particolarmente lieta che la Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale da me presieduta, in collaborazione con Poema, abbia avviato una partnership continuativa con Arthemisia, sapientemente guidata dalla sua Presidente Iole Siena, che ha inizio con un nuovo e importante progetto artistico, peraltro perfettamente in linea con quanto realizzato nei lunghi anni del suo mandato dal mio illustre predecessore Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele. Riproporre oggi, ad un anno esatto dalla scomparsa di Fernando Botero, colombiano ma italiano d’adozione, un’esposizione monografica di così eccezionale ampiezza su di lui, che ripercorra la sua più che sessantennale carriera, è un’iniziativa che trovo doverosa e che si configura come un evento unico, sia per la quantità e varietà di opere in mostra – più di cento tra pitture, acquerelli, disegni, sanguigne e sculture di piccole dimensioni, alcune anche inedite – sia per la prestigiosa sede che lo ospita, Palazzo Bonaparte nel cuore del centro storico di Roma”.
Aggiunge il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, mecenate e filantropo, storico Presidente della Fondazione Terzo Pilastro: “La forza di Botero risiede nell’aver adottato una cifra stilistica del tutto peculiare, unica e riconoscibilissima, a cui è rimasto sempre fedele, dilatando a dismisura i volumi di personaggi e oggetti in quella che vuole essere una celebrazione, anche ironica, dell’abbondanza e della positività. Alla base del suo universo espressivo, tuttavia, vi sono anche la maestria nel padroneggiare una grande varietà di tecniche e, soprattutto, l’attitudine a trarre spunto da alcuni dei più celebri artisti del passato per reinterpretarne i capolavori in maniera assolutamente personale, come ad esempio nel caso de La Fornarina di Raffaello o del Dittico dei Montefeltro di Piero della Francesca. Ciò, a conferma dell’assunto, da me sempre sostenuto, che l’arte è un fluire ininterrotto, un dialogo costante tra i grandi di ieri e di oggi, e che non ha dunque senso racchiuderla in periodi rigidi ed impermeabili tra loro”.
La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura, special partner Ricola, partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner Urban Vision e la Repubblica, hospitality partner Hotel de Russie e Hotel de la Ville e sponsor tecnico Cantine Ferrari Trento.
Catalogo edito da Moebius.
“La mia ambizione era di essere un pittore, e soltanto un pittore. Ho cominciato a dipingere a quattordici anni e da allora non c’è stato nulla che sia riuscito a farmi smettere.
Vivo con una costante fame d’arte. Aspiro a esplorare i problemi fondamentali della pittura.
Non ho mai trovato altro nella vita che mi causi altrettanto piacere.” (Fernando Botero)
IL RICORDO DELL’ARTISTA ROBERTA GULOTTA
Roberta Gulotta e Fernando Botero a Spoleto
Festival dei Due Mondi di Spoleto, 27 giugno 2015: “La città era in festa, in quel periodo stavo esponendo alcune mie opere pittoriche nel Palazzo Leonetti Luparini. Tutti attendevano il Maestro Botero, la città era in fermento, ricordo che le strade erano gremite di persone.
Una atmosfera di festa, erano presenti il Sindaco, l’Ambasciatore della Colombia, (Medellín era il Paese di cui Botero era originario) e sfilava la banda musicale. Nel visitare la sua mostra spoletina, in cui erano riunite decine di sculture in gesso, ho avuto la preziosa occasione di essere accompagnata da lui nelle varie sale del percorso espositivo potendoci scambiare opinioni e pensieri, nonostante il turbinio di gente.
Malgrado l’immensa popolarità di cui il Maestro Fernando Botero godeva al livello mondiale, non mi era apparso un “divo” inavvicinabile; al contrario, era molto gentile, cordiale e disponibile, così come lo fu anche la sua elegantissima moglie Sophia Vari (musa e sposa), lei stessa artista, per la precisione una delle più importanti scultrici del nostro tempo, anche di gioielli.
Definirei Fernando Botero un artista coraggioso, Nel momento in cui andava di moda l’astrattismo, ha perseverato nella sua linea filosofica e artistica, privilegiando il figurativo volumetrico.
Il mio ricordo è di un uomo particolarmente carismatico, sensibile, ascoltarlo era stato un vero onore. La sua creatività si tradusse anche in generosità vista la donazione che egli fece alla città di Bogotà di parte della sua collezione privata, un valore che potrebbe essere stimato tra 500 milioni e un miliardo di euro.
Le sue opere trasmettono un’apparente gioiosa ordinarietà. Sono molto intense, dai colori vivi, non scevre però da inquietudine o sofferenza, non soltanto i quadri, ma anche nelle sculture in gesso o in bronzo”. (R.G.)
(Foto di Roberta Gulotta)