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I santi di carta

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Il Regista Pascal Pezzuto

Misteri vaticani ed intrighi di palazzo dietro il declino dell'arte della cartapesta salentina che, divenuta industria nei primi anni del '900, aveva fatto diventare Lecce la capitale mondiale di questa nobile attività consentendo agli artigiani locali di riempire con le loro statue le chiese di tutta Italia e del resto del mondo. Nel giro di pochi decenni, la fiorente industria andò scemando fino quasi a scomparire. A svelare i retroscena di una vera e propria recessione è il docufilm "I santi di carta ", scritto e diretto dal regista e attore salentino Pascal Pezzuto e prodotto da Khàrisma Cineproduzioni, che è stato presentato  nell'Open Space di Piazza Sant'Oronzo a Lecce.

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l lungometraggio, della durata di 80 minuti (è stata anche realizzata una versione più sintetica per le televisioni) racconta eventi e situazioni realmente accaduti e documentati con filmati e foto d'epoca, che si mescolano perfettamente con la fiction storica interpretata dagli attori. Le vicende partono dalla metà dell'Ottocento quando a Lecce si moltiplicano le botteghe artigiane che, ispirandosi all'arte sacra veneziana, creano i "Santi di carta", gigantesche e pregevoli sculture in cartapesta che, dalle chiese di Lecce, si stendono a macchia d'olio nelle chiese di tutta Italia ed anche all'Estero. A dare l'impulso a questa esportazione è proprio la Santa Sede che, con la cartapesta, realizza un grande risparmio rispetto ad altri materiali più costosi. Così, nei primi del Novecento, Lecce è il centro pulsante di una miracolosa industria con un giro d'affari di notevoli dimensioni. Fra i tanti maestri cartapestai spiccano Achille De Lucrezi, Luigi Guacci e Giuseppe Manzo. Si autodefiniscono "sacerdoti", perché capaci di creare opere in grado di mettere in contatto l'uomo con Dio. Questo grande giro di denaro, che ruota intorno agli artigiani leccesi, mette in allarme Venezia la quale, in passato, era stata molto vicina alla Città di Lecce e le aveva regalato la statua del patrono Sant'Oronzo. La “Serenissima” ora vuole la sua parte. Cioè, che per le chiese di Lecce e del resto del mondo, vengano commissionate dal Vaticano le statue in legno prodotte nel Nord Est d'Italia, in particolare a Ortisei. Per attuare questo proposito viene nominato arcivescovo di Otranto e primate del Salento Monsignor Cornelio Sebastiano Cuccarollo, originario della provincia di Vicenza, che va oltre le indicazioni papali decretando l'espulsione dei Santi di carta da tutte le chiese del territorio. C’è anche il rogo di alcune statue, che ricorda i tempi della Santa Inquisizione. La motivazione del provvedimento arcivescovile è che la cartapesta, materiale di basso livello, non è degna di entrare nella Casa di Dio. La rivolta dei cartapestai leccesi non si fa attendere. Chiedono addirittura l'intervento del Duce, ma l'influenza dell'arcivescovo di Otranto ha la meglio anche su Mussolini, che interviene a Lecce con uno storico comizio in cui loda la fertilità della gente di Puglia, evitando abilmente l'argomento “cartapesta”. Ai cartapestai non resta che affidarsi ad un contenzioso, un vero e proprio processo alla cartapesta leccese, che si instaura nel 1934 a Castel Gandolfo davanti al Papa Pio XI. Sorprendentemente, il processo termina con la vittoria dei cartapestai salentini e, altrettanto sorprendentemente, la committenza vaticana diminuisce sempre di più fino ad azzerarsi di tutto.